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ignoranti?
severino In certo modo non, et in certo modo sì. Non
è differenza quando la divina mente per sua provi-
denza viene a comunicarsi senza disposizione del sug-
getto: voglio dire quando si communica, perché ella
cerca et eligge il suggetto; ma è gran differenza quan-
do aspetta e vuol esser cercata, e poi secondo il suo
bene placito vuol farsi ritrovare. In questo modo non
appare a tutti, né può apparir ad altri che a color che
la cercano. Onde è detto: «Qui quaerunt me invenient
me»; et in altro loco: «Qui sitit, veniat, et bibat».
minutolo Non si può negare che l apprensione del
secondo modo si faccia in tempo.
severino Voi non distinguete tra la disposizione alla
divina luce, e la apprensione di quella. Certo non nie-
go che al disporsi bisogna tempo, discorso, studio e
fatica: ma come diciamo che la alterazione si fa in
tempo, e la generazione in instante; e come veggiamo
che con tempo s aprono le fenestre, et il sole entra in
un momento: cossì accade proporzionalmente al pro-
posito.
186
Letteratura italiana Einaudi
Giordano Bruno - De gl eroici furori
La quarta, significata nel seguente, non è veramente
indegna, come quella che proviene dalla consuetudi-
ne di credere a false opinioni del volgo il quale è mol-
to rimosso dalle opinioni de filosofi: opur deriva dal
studio de filosofie volgari le quali son dalla moltitudi-
ne tanto più stimate vere, quanto più accostano al
senso commune. E questa consuetudine è uno de
grandissimi e fortissimi inconvenienti che trovar si
possano: perché (come exemplificò Alcazele et Aver-
roe) similmente accade a essi, che come a color che da
puerizia e gioventù sono consueti a mangiar veneno,
quai son dovenuti a tale, che se gli è convertito in sua-
ve e proprio nutrimento; e per il contrario abominano
le cose veramente buone e dolci secondo la comun
natura. Ma è dignissima, perché è fondata sopra la
consuetudine de mirar la vera luce (la qual consuetu-
dine non può venir in uso alla moltitudine come è
detto). Questa cecità è eroica, et è tale, per quale de-
gnamente contentare si possa il presente furioso cie-
co, il qual tanto manca che si cure di quella, che viene
veramente a spreggiare ogni altro vedere, e da la co-
munità non vorrebe impetrar altro che libero passa-
gio e progresso di contemplazione: come per ordina-
rio suole patir insidie, e se gli sogliono opporre
intoppi mortali.
La quinta, significata nel quinto, procede dalla im-
proporzionalità delli mezzi de nostra cognizione al
cognoscibile; essendo che per contemplar le cose di-
vine, bisogna aprir gli occhi per mezzo de figure, si-
militudini et altre raggioni che gli Peripatetici com-
prendono sotto il nome de fantasmi; o per mezzo de
l essere procedere alla speculazion de l essenza: per
via de gli effetti alla notizia della causa; gli quali mezzi
tanto manca che vagliano per l assecuzion di cotal fi-
ne, che più tosto è da credere che siano impedimenti,
187
Letteratura italiana Einaudi
Giordano Bruno - De gl eroici furori
se credere vogliamo che la più alta e profonda cogni-
zion de cose divine sia per negazione e non per affir-
mazione, conoscendo che la divina beltà e bontà non
sia quello che può cader e cade sotto il nostro concet-
to: ma quello che è oltre et oltre incomprensibile;
massime in questo stato detto speculator de fanta-
smi dal filosofo, e dal teologo vision per similitudi-
ne speculare et enigma ; perché veggiamo non gli ef-
fetti veramente, e le vere specie de le cose, o la
sustanza de le idee, ma le ombre, vestigii e simulacri
de quelle, come color che son dentro l antro et hanno
da natività le spalli volte da l entrata della luce, e la
faccia opposta al fondo: dove non vedeno quel che è
veramente, ma le ombre de ciò che fuor de l antro su-
stanzialmente si trova. Però per la aperta visione la
quale ha persa, e conosce aver persa, un spirito simile
o meglior di quel di Platone piange desiderando l exi-
to da l antro, onde non per riflessione, ma per imme-
diata conversione possa riveder sua luce.
minutolo Parmi che questo cieco non versa circa la
difficultà che procede dalla vista riflessiva: ma da
quella che è caggionata dal mezzo tra la potenza visi-
va e l oggetto.
severino Questi doi modi quantunque siano distinti
nella cognizion sensitiva o vision oculare, tutta volta
però concorrenti in uno nella cognizione razionale o
intellettiva.
minutolo Parmi aver inteso e letto che in ogni visione
si richiede il mezzo over intermedio tra la potenza et
oggetto. Perché come per mezzo della luce diffusa ne [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]
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ignoranti?
severino In certo modo non, et in certo modo sì. Non
è differenza quando la divina mente per sua provi-
denza viene a comunicarsi senza disposizione del sug-
getto: voglio dire quando si communica, perché ella
cerca et eligge il suggetto; ma è gran differenza quan-
do aspetta e vuol esser cercata, e poi secondo il suo
bene placito vuol farsi ritrovare. In questo modo non
appare a tutti, né può apparir ad altri che a color che
la cercano. Onde è detto: «Qui quaerunt me invenient
me»; et in altro loco: «Qui sitit, veniat, et bibat».
minutolo Non si può negare che l apprensione del
secondo modo si faccia in tempo.
severino Voi non distinguete tra la disposizione alla
divina luce, e la apprensione di quella. Certo non nie-
go che al disporsi bisogna tempo, discorso, studio e
fatica: ma come diciamo che la alterazione si fa in
tempo, e la generazione in instante; e come veggiamo
che con tempo s aprono le fenestre, et il sole entra in
un momento: cossì accade proporzionalmente al pro-
posito.
186
Letteratura italiana Einaudi
Giordano Bruno - De gl eroici furori
La quarta, significata nel seguente, non è veramente
indegna, come quella che proviene dalla consuetudi-
ne di credere a false opinioni del volgo il quale è mol-
to rimosso dalle opinioni de filosofi: opur deriva dal
studio de filosofie volgari le quali son dalla moltitudi-
ne tanto più stimate vere, quanto più accostano al
senso commune. E questa consuetudine è uno de
grandissimi e fortissimi inconvenienti che trovar si
possano: perché (come exemplificò Alcazele et Aver-
roe) similmente accade a essi, che come a color che da
puerizia e gioventù sono consueti a mangiar veneno,
quai son dovenuti a tale, che se gli è convertito in sua-
ve e proprio nutrimento; e per il contrario abominano
le cose veramente buone e dolci secondo la comun
natura. Ma è dignissima, perché è fondata sopra la
consuetudine de mirar la vera luce (la qual consuetu-
dine non può venir in uso alla moltitudine come è
detto). Questa cecità è eroica, et è tale, per quale de-
gnamente contentare si possa il presente furioso cie-
co, il qual tanto manca che si cure di quella, che viene
veramente a spreggiare ogni altro vedere, e da la co-
munità non vorrebe impetrar altro che libero passa-
gio e progresso di contemplazione: come per ordina-
rio suole patir insidie, e se gli sogliono opporre
intoppi mortali.
La quinta, significata nel quinto, procede dalla im-
proporzionalità delli mezzi de nostra cognizione al
cognoscibile; essendo che per contemplar le cose di-
vine, bisogna aprir gli occhi per mezzo de figure, si-
militudini et altre raggioni che gli Peripatetici com-
prendono sotto il nome de fantasmi; o per mezzo de
l essere procedere alla speculazion de l essenza: per
via de gli effetti alla notizia della causa; gli quali mezzi
tanto manca che vagliano per l assecuzion di cotal fi-
ne, che più tosto è da credere che siano impedimenti,
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Letteratura italiana Einaudi
Giordano Bruno - De gl eroici furori
se credere vogliamo che la più alta e profonda cogni-
zion de cose divine sia per negazione e non per affir-
mazione, conoscendo che la divina beltà e bontà non
sia quello che può cader e cade sotto il nostro concet-
to: ma quello che è oltre et oltre incomprensibile;
massime in questo stato detto speculator de fanta-
smi dal filosofo, e dal teologo vision per similitudi-
ne speculare et enigma ; perché veggiamo non gli ef-
fetti veramente, e le vere specie de le cose, o la
sustanza de le idee, ma le ombre, vestigii e simulacri
de quelle, come color che son dentro l antro et hanno
da natività le spalli volte da l entrata della luce, e la
faccia opposta al fondo: dove non vedeno quel che è
veramente, ma le ombre de ciò che fuor de l antro su-
stanzialmente si trova. Però per la aperta visione la
quale ha persa, e conosce aver persa, un spirito simile
o meglior di quel di Platone piange desiderando l exi-
to da l antro, onde non per riflessione, ma per imme-
diata conversione possa riveder sua luce.
minutolo Parmi che questo cieco non versa circa la
difficultà che procede dalla vista riflessiva: ma da
quella che è caggionata dal mezzo tra la potenza visi-
va e l oggetto.
severino Questi doi modi quantunque siano distinti
nella cognizion sensitiva o vision oculare, tutta volta
però concorrenti in uno nella cognizione razionale o
intellettiva.
minutolo Parmi aver inteso e letto che in ogni visione
si richiede il mezzo over intermedio tra la potenza et
oggetto. Perché come per mezzo della luce diffusa ne [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]