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tava; ma poi m accorsi che andava lento e come strasci-
nandosi; la sua voce, un tempo pronta e maschia, usciva a
fatica e dal petto profondo. Sforzavasi nondimeno di di-
scorrere; e rispondendo a sua madre intorno al suo viag-
gio, sorridea spesso di un mesto sorriso tutto suo: ma avea
un aria circospetta, insolita in lui. Avendogli io detto che
certi suoi amici sarebbero venuti quel dì a salutarlo, rispo-
se, che non vorrebbe rivedere anima nata; anzi scese egli
stesso ad avvertire alla porta perché si dicesse ch ei non ac-
coglierebbe visite. E risalendo mi disse; Spesso ho pensa-
Letteratura italiana Einaudi 141
Ugo Foscolo - Ultime lettere di Jacopo Ortis
to di non dare né a te né a mia madre tanto dolore; ma
io avevo pur obbligo e anche bisogno di rivedervi e
questo, credimi, è l esperimento più forte del mio corag-
gio.
Poche ore prima di sera, si alzò, come per partire; ma
non gli sofferiva il cuore di dirlo. Sua madre gli si appros-
simò, e mentr ei rizzandosi dalla seggiola andavale incon-
tro con le braccia aperte, essa con volto rassegnato gli dis-
se: Hai dunque risoluto, mio caro figliuolo?
Sì, sì; le rispose abbracciandola e frenando a stento le
lagrime.
Chi sa se potrò più rivederti? io sono oramai vecchia
e stanca. -
Ci rivedremo, forse mia cara madre, consolatevi, ci
rivedremo per non lasciarci mai più; ma adesso: ne
può far fede Lorenzo.
Ella si volse impaurita verso di me, ed io, Pur troppo!
le dissi. E le narrai come le persecuzioni tornavano a in-
crudelire per la guerra imminente; e che il pericolo sovra-
stava a me pure, massime dopo quelle lettere che ci furono
intercette: (e non erano falsi sospetti; perché dopo pochi
mesi fui costretto ad abbandonare la patria mia). Ed essa
allora esclamò: Vivi mio figliuolo, benché lontano da me.
Dopo la morte di tuo padre non ho più avuto un ora di
bene; sperava di consolare teco la mia vecchiezza! ma
sia fatta la volontà del Signore. Vivi! io scelgo di piange-
re senza di te, piuttosto che vederti imprigionato
morto. I singhiozzi le soffocavano la parola.
Jacopo strinse la mano e la guardava come se volesse af-
fidarle un secreto; ma ben tosto si ricompose, e le chiese la
sua benedizione.
Ed ella alzando le palme: Ti benedico Ti benedico; e
piaccia anche a Dio Onnipotente di benedirti.
Avvicinatisi alla scala s abbracciarono. Quella donna
sconsolata appoggiò la testa sul petto del suo figliuolo.
Scesero, ed io con loro; la madre come giunsero
Letteratura italiana Einaudi 142
Ugo Foscolo - Ultime lettere di Jacopo Ortis
all uscio di casa, e vide l aria aperta, sollevò gli occhi, e li
tenne fissi al cielo per due o tre minuti, e parea che pregas-
se mentalmente con tutto il fervore dell anima sua; e che
quell atto le avesse ridato la prima rassegnazione. E senza
versare più lagrima, benedisse di nuovo con voce sicura il
figliuolo; ed ei le ribaciò la mano, e la baciò in volto.
Io stava piangente: dopo avermi abbracciato, mi promi-
se di scrivermi, e mosse il passo, dicendomi: Presso alla
madre mia ti sovverrai santamente della nostra amicizia.
E rivoltosi alla madre, la guardò un pezzo senza far motto;
e partì. Giunto in fondo alla strada, si rivolse, e ci salutò
con la mano e ci mirò mestamente, come se volesse dirci
che quello era l ultimo sguardo.
La povera madre ristette su la porta quasi sperando
ch ei tornasse a risalutarla. Ma togliendo gli occhi lagri-
mosi dal luogo dond ei se l era dileguato, s appoggiò al
mio braccio e risaliva dicendomi: Caro Lorenzo, mi dice
il cuore che non lo rivedremo mai più.
Un vecchio sacerdote di assidua famigliarità nella casa
dell Ortis, e che gli era stato maestro di greco, venne quel-
la sera e ci narrò, come Jacopo era andato alla chiesa dove
Lauretta fu sotterrata. Trovatola chiusa, voleva farsi apri-
re a ogni patto dal campanaro; e regalò un fanciullo del vi-
cinato perché andasse a cercare del sagrestano che aveva le
chiavi. S assise, aspettando, sopra un sasso nel cortile. Poi
si levò e s appoggiò con la testa su la porta della chiesa.
Era quasi sera; quando accorgendosi di gente nel cortile,
senza più aspettare, si dileguò. Il vecchio sacerdote aveva
risaputo queste cose dal campanaro. Seppi alcuni giorni
dopo, che Jacopo sul fare della notte era andato a visitare
la madre di Lauretta. Era, mi diss ella, assai tristo; non
mi parlò mai della mia povera figliuola, né io l ho nomi-
nata mai per non accorarlo di più: scendendo le scale,
mi disse: Andate, quando potrete, a consolare mia ma-
dre.
E intanto la madre di lui fu in quella sera atterrita di
Letteratura italiana Einaudi 143
Ugo Foscolo - Ultime lettere di Jacopo Ortis
più fiero presentimento. Io nell autunno scorso, trovando-
mi a colli Euganei, aveva letto in casa del signore T***
parte d una lettera 21 nella quale Jacopo tornava con tutti i
pensieri alla sua solitudine paterna. E allora Teresa rap-
presentò a chiaroscuro la prospettiva del laghetto de cin-
que fonti, e accennò sul pendio d un poggetto l amico suo
che sdrajato su l erba contempla il tramontare del Sole.
Richiese d alcun verso per iscrizione il padre suo, e le fu
da lui suggerito questo di Dante:
Libertà va cercando ch è sì cara
Mandò poscia in dono il quadretto alla madre di Jaco-
po, raccomandandosi che non gli dicesse mai donde veni-
va; infatti egli non l avea mai risaputo: ma quel giorno
ch ei fu in Venezia s accorse del quadretto appeso, e di chi
lo aveva fatto; non ne fe motto: bensì rimastosi nella ca-
mera tutto solo, smosse il cristallo, e sotto al verso:
Libertà va cercando ch è sì cara
scrisse l altro che gli vien dietro:
Come sa chi per lei vita rifiuta.
E fra il cristallo e la scannellatura di dentro della corni-
ce trovò una lunga treccia di capelli che Teresa, alcuni
giorni prima delle sue nozze, s era tagliati senza che veru-
no il sapesse, e ripostili nella cornice in guisa che non tra-
sparissero ad occhio vivente. L Ortis a que capelli con-
giunse, quando li vide, una ciocca de suoi e gli annodò
insieme col nastro nero che portava attaccato all oriuolo; e
rimise il quadretto a suo posto. Poche ore dopo, la madre
sua vide il verso aggiunto, s avvide anche della treccia, e
della ciocca e del nodo nero ch ei forse disavvedutamente
o per fretta non aveva potuto rimpiattare che non paresse.
Letteratura italiana Einaudi 144
Ugo Foscolo - Ultime lettere di Jacopo Ortis
Il dì seguente me ne parlò; ed io vidi come questo acciden-
te le aveva prostrato il coraggio con che dianzi essa avea
sostenuta la partenza del suo figliuolo.
Onde per acquetarla mi deliberai di accompagnarlo si-
no ad Ancona; e promisi che le scriverei giornalmente. Es-
so frattanto tornavasi a Padova, e smontò in casa del pro-
fessore C***, dove riposò il resto della notte. La mattina
accomiatandosi, gli furono dal professore esibite lettere
per alcuni gentiluomini delle isole già Venete i quali nel
tempo addietro gli erano stati discepoli. Jacopo né le ac-
cettò, né le rifiutò. Tornò a piedi a colli Euganei, e rico-
minciò a scrivere.
Venerdì, ore 1
E tu, Lorenzo mio leale e unico amico perdona.
Non ti raccomando mia madre; ben so che avrà in te un
altro figliuolo. O madre mia! ma tu non avrai più il figlio
sul petto del quale speravi di riposare il tuo capo canuto
né potrai riscaldare queste labbra morenti co tuoi ba-
ci? e forse tu mi seguirai! Io vacillava o Lorenzo. Or è
questa la ricompensa dopo ventiquattro anni di speran-
ze e di cure? Ma sia cosi! Iddio che ha tutto destinato
non l abbandonerà né tu! Ah finché io non bramava [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]
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tava; ma poi m accorsi che andava lento e come strasci-
nandosi; la sua voce, un tempo pronta e maschia, usciva a
fatica e dal petto profondo. Sforzavasi nondimeno di di-
scorrere; e rispondendo a sua madre intorno al suo viag-
gio, sorridea spesso di un mesto sorriso tutto suo: ma avea
un aria circospetta, insolita in lui. Avendogli io detto che
certi suoi amici sarebbero venuti quel dì a salutarlo, rispo-
se, che non vorrebbe rivedere anima nata; anzi scese egli
stesso ad avvertire alla porta perché si dicesse ch ei non ac-
coglierebbe visite. E risalendo mi disse; Spesso ho pensa-
Letteratura italiana Einaudi 141
Ugo Foscolo - Ultime lettere di Jacopo Ortis
to di non dare né a te né a mia madre tanto dolore; ma
io avevo pur obbligo e anche bisogno di rivedervi e
questo, credimi, è l esperimento più forte del mio corag-
gio.
Poche ore prima di sera, si alzò, come per partire; ma
non gli sofferiva il cuore di dirlo. Sua madre gli si appros-
simò, e mentr ei rizzandosi dalla seggiola andavale incon-
tro con le braccia aperte, essa con volto rassegnato gli dis-
se: Hai dunque risoluto, mio caro figliuolo?
Sì, sì; le rispose abbracciandola e frenando a stento le
lagrime.
Chi sa se potrò più rivederti? io sono oramai vecchia
e stanca. -
Ci rivedremo, forse mia cara madre, consolatevi, ci
rivedremo per non lasciarci mai più; ma adesso: ne
può far fede Lorenzo.
Ella si volse impaurita verso di me, ed io, Pur troppo!
le dissi. E le narrai come le persecuzioni tornavano a in-
crudelire per la guerra imminente; e che il pericolo sovra-
stava a me pure, massime dopo quelle lettere che ci furono
intercette: (e non erano falsi sospetti; perché dopo pochi
mesi fui costretto ad abbandonare la patria mia). Ed essa
allora esclamò: Vivi mio figliuolo, benché lontano da me.
Dopo la morte di tuo padre non ho più avuto un ora di
bene; sperava di consolare teco la mia vecchiezza! ma
sia fatta la volontà del Signore. Vivi! io scelgo di piange-
re senza di te, piuttosto che vederti imprigionato
morto. I singhiozzi le soffocavano la parola.
Jacopo strinse la mano e la guardava come se volesse af-
fidarle un secreto; ma ben tosto si ricompose, e le chiese la
sua benedizione.
Ed ella alzando le palme: Ti benedico Ti benedico; e
piaccia anche a Dio Onnipotente di benedirti.
Avvicinatisi alla scala s abbracciarono. Quella donna
sconsolata appoggiò la testa sul petto del suo figliuolo.
Scesero, ed io con loro; la madre come giunsero
Letteratura italiana Einaudi 142
Ugo Foscolo - Ultime lettere di Jacopo Ortis
all uscio di casa, e vide l aria aperta, sollevò gli occhi, e li
tenne fissi al cielo per due o tre minuti, e parea che pregas-
se mentalmente con tutto il fervore dell anima sua; e che
quell atto le avesse ridato la prima rassegnazione. E senza
versare più lagrima, benedisse di nuovo con voce sicura il
figliuolo; ed ei le ribaciò la mano, e la baciò in volto.
Io stava piangente: dopo avermi abbracciato, mi promi-
se di scrivermi, e mosse il passo, dicendomi: Presso alla
madre mia ti sovverrai santamente della nostra amicizia.
E rivoltosi alla madre, la guardò un pezzo senza far motto;
e partì. Giunto in fondo alla strada, si rivolse, e ci salutò
con la mano e ci mirò mestamente, come se volesse dirci
che quello era l ultimo sguardo.
La povera madre ristette su la porta quasi sperando
ch ei tornasse a risalutarla. Ma togliendo gli occhi lagri-
mosi dal luogo dond ei se l era dileguato, s appoggiò al
mio braccio e risaliva dicendomi: Caro Lorenzo, mi dice
il cuore che non lo rivedremo mai più.
Un vecchio sacerdote di assidua famigliarità nella casa
dell Ortis, e che gli era stato maestro di greco, venne quel-
la sera e ci narrò, come Jacopo era andato alla chiesa dove
Lauretta fu sotterrata. Trovatola chiusa, voleva farsi apri-
re a ogni patto dal campanaro; e regalò un fanciullo del vi-
cinato perché andasse a cercare del sagrestano che aveva le
chiavi. S assise, aspettando, sopra un sasso nel cortile. Poi
si levò e s appoggiò con la testa su la porta della chiesa.
Era quasi sera; quando accorgendosi di gente nel cortile,
senza più aspettare, si dileguò. Il vecchio sacerdote aveva
risaputo queste cose dal campanaro. Seppi alcuni giorni
dopo, che Jacopo sul fare della notte era andato a visitare
la madre di Lauretta. Era, mi diss ella, assai tristo; non
mi parlò mai della mia povera figliuola, né io l ho nomi-
nata mai per non accorarlo di più: scendendo le scale,
mi disse: Andate, quando potrete, a consolare mia ma-
dre.
E intanto la madre di lui fu in quella sera atterrita di
Letteratura italiana Einaudi 143
Ugo Foscolo - Ultime lettere di Jacopo Ortis
più fiero presentimento. Io nell autunno scorso, trovando-
mi a colli Euganei, aveva letto in casa del signore T***
parte d una lettera 21 nella quale Jacopo tornava con tutti i
pensieri alla sua solitudine paterna. E allora Teresa rap-
presentò a chiaroscuro la prospettiva del laghetto de cin-
que fonti, e accennò sul pendio d un poggetto l amico suo
che sdrajato su l erba contempla il tramontare del Sole.
Richiese d alcun verso per iscrizione il padre suo, e le fu
da lui suggerito questo di Dante:
Libertà va cercando ch è sì cara
Mandò poscia in dono il quadretto alla madre di Jaco-
po, raccomandandosi che non gli dicesse mai donde veni-
va; infatti egli non l avea mai risaputo: ma quel giorno
ch ei fu in Venezia s accorse del quadretto appeso, e di chi
lo aveva fatto; non ne fe motto: bensì rimastosi nella ca-
mera tutto solo, smosse il cristallo, e sotto al verso:
Libertà va cercando ch è sì cara
scrisse l altro che gli vien dietro:
Come sa chi per lei vita rifiuta.
E fra il cristallo e la scannellatura di dentro della corni-
ce trovò una lunga treccia di capelli che Teresa, alcuni
giorni prima delle sue nozze, s era tagliati senza che veru-
no il sapesse, e ripostili nella cornice in guisa che non tra-
sparissero ad occhio vivente. L Ortis a que capelli con-
giunse, quando li vide, una ciocca de suoi e gli annodò
insieme col nastro nero che portava attaccato all oriuolo; e
rimise il quadretto a suo posto. Poche ore dopo, la madre
sua vide il verso aggiunto, s avvide anche della treccia, e
della ciocca e del nodo nero ch ei forse disavvedutamente
o per fretta non aveva potuto rimpiattare che non paresse.
Letteratura italiana Einaudi 144
Ugo Foscolo - Ultime lettere di Jacopo Ortis
Il dì seguente me ne parlò; ed io vidi come questo acciden-
te le aveva prostrato il coraggio con che dianzi essa avea
sostenuta la partenza del suo figliuolo.
Onde per acquetarla mi deliberai di accompagnarlo si-
no ad Ancona; e promisi che le scriverei giornalmente. Es-
so frattanto tornavasi a Padova, e smontò in casa del pro-
fessore C***, dove riposò il resto della notte. La mattina
accomiatandosi, gli furono dal professore esibite lettere
per alcuni gentiluomini delle isole già Venete i quali nel
tempo addietro gli erano stati discepoli. Jacopo né le ac-
cettò, né le rifiutò. Tornò a piedi a colli Euganei, e rico-
minciò a scrivere.
Venerdì, ore 1
E tu, Lorenzo mio leale e unico amico perdona.
Non ti raccomando mia madre; ben so che avrà in te un
altro figliuolo. O madre mia! ma tu non avrai più il figlio
sul petto del quale speravi di riposare il tuo capo canuto
né potrai riscaldare queste labbra morenti co tuoi ba-
ci? e forse tu mi seguirai! Io vacillava o Lorenzo. Or è
questa la ricompensa dopo ventiquattro anni di speran-
ze e di cure? Ma sia cosi! Iddio che ha tutto destinato
non l abbandonerà né tu! Ah finché io non bramava [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]