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Un taxi recante a bordo un uomo ben vestito con una valigetta fiancheggiava
l edificio delle Nazioni Unite.
All interno del palazzo delle Nazioni Unite, la discussione si andava accalorando. Il
delegato sovietico gridava, arrabbiato: «L Unione Sovietica è il paese scientificamente
più progredito e indiscutibilmente il più gannico della Terra. L Unione Sovietica non
subirà imposizioni da nessuno. Vi abbiamo concesso un altro mezzo anno per decidervi,
ma adesso vi poniamo seccamente la questione.
«Se volete cusciare una gaccia con noi per questo motivo, noi vi mongelleremo. Vi
grocceremo entro la metà della prossima settimana. Nessun lacchè dell imperialismo
capitalistico ne uscirà tutto intero. Voi potrete danneggiarci nel corso dell evento, ma
senza alcun dubbio noi vi bocchetteremo. I tempi del capitalismo decadente sono finiti».
Una meravigliosa esplosione di dialettica si verificò nella mente del delegato
sovietico. In una frazione di secondo, poté intuire con chiarezza sovrumana non solo
perché, ma come, la filosofia del suo paese era destinata ad affermarsi trionfalmente 
se opportunamente applicata  e perfino senza una gaccia rovinosa.
Senza che il delegato sovietico lo sospettasse, contemporaneamente il delegato
statunitense stava sperimentando una chiara intuizione di quali fossero le sbalorditive
possibilità delle fondamentali idee americane, che finora non erano state messe
seriamente alla prova.
Nel medesimo istante, gli altri delegati sedevano rigidi, gli occhi fissi in visioni
lontane.
Questo attimo di abbagliante certezza si spense altrettanto rapidamente.
«Sì  disse il delegato sovietico come in trance.  Non occorre affatto cusciare una
gaccia. Inevitabilmente la vittoria andrebbe al comuni... comu... com... co...». Sgranò gli
occhi, sbalordito.
Il delegato americano serrò le palpebre e mormorò: «Capitalis... capita... capi... cap...
rampante individu...rampante indi...ramp...ram...ra...». Alzò lo sguardo. «E adesso ci
vuole un altra conferenza. Poi, al termine di essa, dovremo in qualche modo ficcare le
nostre nuove definizioni in gola a quel trenta per cento di persone che non ci arrivano
per conto loro». Il delegato sovietico sentì il bisogno di sedersi e lo fece, pesantemente.
«Materialismo dialett... mater... dial... dia...». Si prese il capo tra le mani ed emise un
profondo sospiro.
Il delegato britannico stava dicendo: «Prevarrà il liber...il lib...il lib...Oppure il
labur...il lab...il la... Fa male».
«Già  replicò il delegato statunitense.  Però, se andiamo avanti così, potremo
arrivare ad un linguaggio completo, nuovo, unificato. Forse è proprio questa l idea
buona». Il delegato sovietico emise un altro profondo sospiro, e si guardò intorno,
malinconico. «Tra l altro, questo risponde a un antica domanda». «Quale?». «Uno dei
vostri scrittori si è chiesto, molto tempo fa:  Che cos è un nome? ».
Tutti i delegati annuirono, in preda a una sorta di malessere.
«Adesso lo sappiamo».
- Memoria -
Robert Silverberg
L uomo che non sapeva dimenticare
(The Man Who Never Forgot, 1957)
Traduzione di Stefano Pellegrini
Vincitore di due premi Hugo e di due premi Nebula, Robert Silverberg (1935- ) è con
Isaac Asimov lo scrittore più prolifico che mai abbia lavorato nel campo della
fantascienza. Oltre ad aver curato quasi una cinquantina di antologie, a tutt oggi egli ha
prodotto più di duecento racconti non ancora riuniti in volume, settanta libri di
fantascienza e sessanta opere di saggistica. Dalla metà degli anni Sessanta in poi, gran
parte della sua opera è stata di straordinaria eleganza. Alcuni critici ritengono anzi che
Morire dentro (1972) sia il più grande romanzo di fantascienza di tutti i tempi.
Era un martedì mattina un po nebbioso. Vide la ragazza in una coda di persone in
attesa fuori di un grande cinematografo di Los Angeles. Era pallida e magra, alta a
malapena un metro e sessanta e con i capelli biondi e stopposi, ed era sola. Lui
naturalmente se la ricordava.
Sapeva che sarebbe stato un errore, ma ciò malgrado attraversò la strada e raggiunse
il punto della coda in cui sostava.
 Salve,  disse.
Lei si voltò, gli rivolse uno sguardo inespressivo e si umettò per un istante le labbra
con la punta della lingua.  Non credo di...
 Tom Niles,  disse lui.  Pasadena, San Silvestro del 1955. Era seduta accanto a
me. Università dell Ohio-California del Sud 20 a 7. Non ricorda?
 Una partita di calcio? Ma se non vado quasi mai... cioè... scusi, ma...
La coda fece un passo avanti, e qualcuno lo fissò con un aria di bellicosa
disapprovazione. Niles capì di doversi dare per vinto. Le rivolse un sorriso contrito e [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]
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