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latore: ma il Verbo è sempre unito al Padre, ed è
tutt uno col Padre. Quella non porta seco la sostanza di
colui che parla, ma questo è consustanziale a chi lo ge-
nera. Quella alle volte è falsa e bugiarda, ma questo è
somma ed infallibile verità. Quella, subito formata, sva-
nisce, ma questo rimane per tutti i secoli eterno. Lascio,
che come l Eco agli accenti altrui col medesimo suono
risponde, così corrisponde il Verbo con sempiterno
amore all amore del Padre, onde risulta quel puro e san-
to fiato, che Spirito si dimanda. E finalmente, se Eco
abita nelle concavità de sassi e nelle profondità delle
grotte, ecco la pietra incavata: petra autem erat Christus;
ecco le spelonche profonde: in foraminibus petrae et in
caverna maceriae. Qui del continovo quasi per tanti spi-
ragli, risuona l eco di quelle dolcissime voci. E queste
son forse quelle voci, che sentì Giovanni uscir del Tro-
no: de Trono procedebant fulgura, tonitrua et voces. Tuo-
ni di dolore, folgori d amore e voci d armonia procedo-
no dal Trono della Croce di Cristo. Voci le quali sono
appunto sette, come quelle del sopranarrato portico
d Atene, anzi come quelle del concerto del Cantore
Ebreo: Vox in magnificentia: ecco, Pater, ignosce illis.
Vox praeparantis cervos: ecco, hodie mecum eris in Para-
diso. Vox intercidentis flammam ignis: ecco, Mulier, ecce
filius tuus. Vox concutientis desertum: ecco, Deus meus
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Letteratura italiana Einaudi
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ut quid me dereliquisti? Vox super aquas: ecco, sitio. Vox
confringentis cedros: ecco, consummantum est. Vox in
virtute: ecco, Pater, in manus tuas commendo spiritum
meum. Ed ecco in sette voci e sette parole tutto l ordine
dell Arpicordo di David. O settenario misteriosissimo, o
numero perfettissimo!
Ma perché i nervi della mia cetera per la frequenta-
zione del continovo battere non si spezzino, sarà con un
altro picciolo intervallo rallentargli alquanto, per poter
poi con maggior franchezza il rimanente della mia musi-
ca proseguire.
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Letteratura italiana Einaudi
Giovanbattista Marino - Dicerie sacre
PARTE QUARTA
Vorrei (Serenissimo Sire) gran parte de concetti che
in questa ricca materia mi sovrabbondano, studioso
della brevità, tralasciare. Ma sicome al tasteggiar d un
liuto, mentre una corda si tocca, l altre spontaneamente
risonano, quantunque separate e lontane, così appunto
nel mio musico ragionamento al sovvenire d un pensie-
ro, mille e mill altri offerendomisi innanzi, ve ne con-
corrono da sé stessi. Ma per accorciare oggimai quel
lungo apparato di cose, che per disporre i mezi ed age-
volare le difficoltà del suggetto, allo spazioso edificio
del mio discorso ho stabilito per fondamento, mi risol-
vo d accostarmi all ultima e principal circostanza di
questa musica santa.
Già della voce parmi che si sia qui ragionato a suffi-
cinza. Ma se vogliamo senza animosità filosofarne il ve-
ro, chi non sa che la voce indistinta, inarticolata e nulla
significante, da per se stessa è imperfetta? né si può
con buona ragione dir musica, ma più tosto ulutato fe-
rino quello che senza considerata espressione di parole
e di concetto rimbomba? Non ha dubbio che  l vero
concento si forma di suono e di voce: il suono è spirito
sensibile, cioè qualità che per l udito si comprende,
quando l ere si muove e spezza tra due corpi insieme
battuti, e sebene senza l aere non può sussistere, non è
però della natura dell aere; la voce è sono e spirito ani-
mato, cioè aere vivificato dall anima sensitiva, mandato
fuora della bocca dell animale, quando gli stromenti
naturali si percuotono insieme, ed esso aere per lo mo-
vimento della lingua, nella gola e nel palato si riverbe-
ra. Ma la parola è spirito informato di suono e di voce,
non però senza distinzione e significanza formato: e
quindi procede il canto armonico e  l concento musica-
le, il quale dalla fantasia e dal cuore spiccandosi, e con
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Letteratura italiana Einaudi
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l aere rotto e temperato toccando lo spirito umano e
seco l affetto dello stesso cantore in certo modo por-
tando, viene altresì a ferire fin ne più profondi secreti
l affetto dell uditore, i cui spiriti scorrendo tutti allo
spirito sensibile che riceve il suono, cessano quasi da
ogni operazione quando l odono. Parole adunque sono
necessarie alla musica, onde tempo mi pare da far pas-
saggio (sicome l ordine richiede) all estremo capo del
mio proponimento, dimostrando dopo il numero
dell aria la forza delle parole, che nella nostra siringa si
cantano. Ed eccoci alla prima canna, e qui incomincia la
strana melodia del nostro innamorato Pan: Pater ignosce
illis, quia nesciunt quid faciunt. O parola ineffabile, o dol-
cezza mirabile, o carità memorabile a tutti i secoli! Veni-
te o Serafini ardenti a predicar quest amore in terra, voi
che lo sentite nel Cielo, che è ben degna della vostra
angelica eloquenza materia di fuoco; o pacciavi almeno
con quel calcolo acceso, con ciu purgaste le labra
d Isaia, tergere l indignità di questa mia lingua impura
ed inabile a ragionarne. All oscurar del Cielo si vede
scintillare il lampo; allo scender della pioggia si sente
scoppiare il tuono: o come era offuscata quella celeste
umanità, ed o che lampo infuocato d amore! o come
piovevano diluvii di sangue quelle santissime vene, ed
o che tuono di voce amorosa! Pater ignosce illis. Tutto
il mondo a questa morte si conturba, tutte le cose rice-
vono qualche alterazione, eccetto l amore di Cristo. Il
Sole s oscura, ma non s oscura l amore; la terra trema,
ma non vacilla l amore; le pietre si schiantano, ma non
si rompe l amore; il velo si squarcia, ma l amore riman
sempre intiero: fortis est ut mors dilectio. I suoi stessi
attributi se ne stanno tutti in certo modo abbassati e
confusi: la potenza, vah qui destruis templum Dei, et in
tribus diebus reaedificas illud; la sapienza, prophetiza
nobis, quis est qui te percussit? la bontà, si non esset hic
malefactor, non tibi tradidissemus eum; l innocenza,
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reus est mortis; la giustizia, hunc invenimus prohiben-
tem tributum dari Caesari; la providenza: si tu es Chri-
stus salvum fac temetipsum et nos; la verità: quid est ve-
ritas? la maestà: ave Rex Iudaeorum; la carità sola, solo
l amore si serba intatto né detrimento alcuno patisce,
aque multae non potuerunt extinguere charitatem. Pater
ignosce illis. Ben ti si può dir, o Signore sicome già tu
dicesti al Bottigliere di Cana di Galilea: Tu autem ser-
vasti bonum vinum usque adhuc; fin qui hai conservato [ Pobierz całość w formacie PDF ]
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